Sembrava concludersi senza infamia e senza lode la gestione di un anno e mezzo alla Farnesina da parte del Ministro degli Esteri Terzi. Di stile non dissimile da quello del suo sorridente e azzimato predecessore Frattini, in altre parole. E invece ecco che arrivato a pochi giorni dal capolinea di questo governo, mette in scena improvvisamente il rifiuto di restituire i nostri due fucilieri alla giustizia indiana come avevamo in un primo tempo promesso dopo il loro breve rientro per il voto, causando così facendo un serio incidente diplomatico tra i due Paesi amici che di giorno in giorno pare aggravarsi.
Nulla contro i nostri due fanti di Marina, intendiamoci. Hanno fatto il loro dovere e, si sa bene, è un mestire pericoloso quello del soldato che può comportare anche dei rischi personali. E non biasimo nemmeno il Ministro della Difesa Di Paola che, da buon ex Ammiraglio in Capo, voleva proteggere al meglio i suoi uomini in questa sfortunata vicenda. A leggere i resoconti di stampa invece meraviglia non poco che il Ministro Terzi non abbia tenuto in alcun conto il monito sui possibili gravi effetti della decisione sui nostri rapporti con il colosso indiano proveniente dall’ambasciatore a Dehli, così come l’assenza di sua consultazione previa con la UE, con l’ONU e con gli stessi USA. Prova ne è che nel groviglio del diritto internazionale e delle relazioni diplomatiche così scatenato, i nostri rappresentanti stanno ora cercando con affanno un sostegno che tarda a manifestarsi da ogni parte deciso come vorremmo. La patata bollente resta insomma nelle nostre sprovvedute mani per ora.
Sono sicuro che tutti i birilli ritroveranno alla fine il loro equilibrio grazie al gioco di interessi superiori da entrambe le parti. Mi domando però se serviva alla credibilità del Paese e perché no, alla sua disastrata economia, la spavalda trovata del Ministro uscente. Un “tecnico” per giunta.
Max