Grande assente della campagna elettorale. l’ecologia, nel senso più ampio del termine. Resta solo nel nome di Sinistra Ecologia Libertà, ma, anche lì, spesso non viene pronunciata, e si dice Ecologia Libertà.
Eppure, d’estate l’Italia brucia, nella mezza stagione annega, d’inverno frana. I terremoti spazzano via scuole e capannoni, fallosamente costruiti. Il bel paese è devastato e spogliato della sua unica grande impareggiabile ricchezza: arte, paesaggio, cultura. Anche i più beceri dovrebbero capire che si può trasformare in opportunità e in guadagno.
Quando una miriade di associazioni ecologiste e l’IDV lanciarono il referendum contro il nucleare e per l’acqua pubblica fu un trionfo. Siamo onesti: il PD si accodò alla fine – dando un contributo decisivo – perché non poteva fare altro. E dimenticò il risultato prima possibile.
Oggi tutti i partiti vaneggiano proponendo assurde soluzioni finanziarie e fiscali al debito, e i cittadini cercano di votare quello che promette di far pagare il debito non a loro, ma a qualcun altro. Nessuno asserisce, chiaro e netto, che è l’economia reale che regge la finanza onesta, e non viceversa, e che la produzione si risana sorreggendo con passione le industrie e le produzioni vitali – con una nuova, migliore, IRI, se necessario, e non con spending revue alla Bondi. In tanto marasma, l’ecologia e la così detta green economy sono abbandonate. L’aria è questa da tempo. ma oggi giunge, via Corriere, una notizia parcellare, e tuttavia significativa: il pd Roberto Della Seta, ecologista, avversario della gestione ILVA, sarebbe fuori dalle liste. Insomma: il governo Monti coccola e difende gli altruisti proprietari dell’ILVA, con una legge verosimilmente incostituzionale; il vincente (?) PD manda loro – forse – un messaggino rassicurante.
Smentite auspicate.
GdC
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